di Matteo Stefani*
Quando nel 2010 SAP annunciò HANA (rivoluzionaria e proprietaria piattaforma tecnologica di base), le reazioni furono di varia natura. Una delle storiche motivazioni di successo delle soluzioni SAP era la possibilità di scelta sulle componenti di supporto; di conseguenza, l’ingresso nel mondo delle cosiddette infrastrutture in molti non se l’aspettavano.
Chi negli anni immediatamente seguenti già si avventurò su SAP HANA ha probabilmente saggiato croci e delizie, in scenari forieri di molte future promesse sul piano strategico/funzionale, ma anche di qualche compromesso di percorso.
D’altra parte, l’operazione S/4 (revisione completa della ERP suite classica, specifica per la nuova piattaforma tecnologica), ufficiale dal 2015, ritengo sia portatrice nel tempo di reale rivoluzione, oltre che scelta coraggiosa da parte di un’azienda come SAP se non addirittura in assoluto. Riscrivere e sdoppiare il proprio prodotto principale su linee separate di codice software per arrivare anche su una piattaforma proprietaria e inedita sul mercato, sia in merito ai contenuti tecnologici che di integrazione, sarebbe già stato un grande investimento. Questo anche senza sviscerare sul versante funzionale il technology push reso possibile dall’approccio al dato colonnare e in-memory che HANA permette.
Trasfigurare la suite storica, valorizzando in nuovi potenziali processi di business lo sfondamento della barriera tra il dato analitico e quello transazionale, introducendo accelerazione su semplificazioni funzionali e dei data model, unificazioni di modulo e architetturali, con il risultato di proporre per così dire dal basso best practice aziendali inedite, sta rivelando invece a distanza di tempo portata di sfida e potenziale di positiva rottura. Rispetto al mercato e ai competitor, ma anche rispetto al passato.
Temi come la confluenza degli storici moduli amministrativo/finanziari FI e CO sono ora una realtà. L’introduzione dell’Universal Journal come ledger unificato e di funzionalità che consentono reportistica real-time e processi di soft closure va incontro agli obiettivi propri del digital finance.
Al grido di a single source of truth, la release più recente presenta ulteriori unificazioni e semplificazioni della base e del modello dati complessivo, derivanti dall’integrazione nativa di ERP e CRM. Chi ha lavorato con entrambi potrà apprezzare quanto questo rappresenti non solo la rimozione di numerose funzionalità duplicate e il superamento della necessità di costose integrazioni e repliche di consistenza, ma l’apertura a opportunità inedite, che forse davvero giustificano perché SAP in letteratura definisca S/4 come potenziale digital core di un business.
Nel contempo, la possibilità di ipotizzare strategie architetturali corporate con una realtà on premise centrale, ma che sfruttino il cloud per la gestione di sussidiarie remote, si scontra ancora con alcune condizioni limitanti: al di là delle considerazioni sulla diversa copertura funzionale garantita dalle varie versioni, in cloud pubblico le nuove interfacce (web e role-based) sono al momento le uniche disponibili. Fattore questo che può rivelarsi un vincolo per chi ancora abbia la necessità di utilizzare transazioni dell’interfaccia classica anche nelle sedi periferiche.
Una roadmap implementativa interessante è quella attraverso una istanza cosiddetta di Central Finance. Scenario che SAP propone non solo come soluzione di interregno per chi in periferia si trovi ad avere ERP legacy e/o di altri vendor, ma anche come landscape che offra di per sé un immediato valore di business (come la possibilità di ottenere reporting consolidato real-time) anche a chi parta da una realtà completamente su SAP (inclusa l’eventuale presenza del datawarehouse BW). Mi chiedo quanti al momento la stiano già valutando come una reale opzione.
*Alumnus Executive Master in ICT Management