Fashion, Luxury and Retail

Retail: nuove sfide

Paolo Brugioni *

Image courtesy of papaija2008 / FreeDigitalPhotos.netCosì come nel mondo macro-economico è finito un ciclo, anche nel retail siamo di fronte a nuovi scenari e a grandi cambiamenti. Le superfici si riducono, i prodotti sono più selezionati, ma soprattutto i clienti sono più esigenti. L’era della globalizzazione ha lasciato spazio alla personalizzazione e all’unicità creando nuovi bisogni e nuove aree non sempre presidiate. La sfida per il retail sta nel tradurre questi cambiamenti negli spazi che ormai sono necessariamente sia fisici che virtuali, generando curiosità e coinvolgimento, senza però intaccare la catena del valore.

I cambiamenti in atto nel contesto economico e tecnologico hanno determinato una profonda trasformazione sociologica e comportamentale, che si traduce in una serie di evoluzioni che coinvolgono tanto le persone che i modelli di business, così come sono stati concepiti fino ad oggi: è finito un ciclo durato decenni e il retail deve prenderne atto, per non restare soffocato nei nuovi meccanismi che emergono dal mercato.

L’approccio tradizionale al retail è ormai superato: i costi del Real Estate per le Primium location restano alti e difficilmente tenderanno a scendere, i competitor si moltiplicano e sono sempre più trasversali (l’on-line è ormai una regola e la sua diffusione sempre più capillare tra gli utenti), aumentano i problemi di servizio e di cash-flow legati alla gestione finanziaria, nei canali tradizionali gli investimenti per mantenere inalterato il valore del brand e rinforzarne l’identità sono onerosi, e alcuni settori hanno subito trasformazioni davvero radicali e irreversibili (si pensi ad esempio al mondo dell’editoria e della musica).

La competizione diventa sempre più agguerrita: come affrontare con successo tutti questi nuovi cambiamenti in atto? Il negozio deve reinventare un nuovo modo di essere, deve riuscire a captare i nuovi clienti, i nuovi stili e le nuove tendenze per riuscire a dare nuove risposte a nuove esigenze. Shopping experience, valorizzazione del tempo del cliente, personalizzazione dei prodotti e informazione sono solo alcune delle parole chiave da perseguire, che però funzionano solo se inserite all’interno di un modello forte e altamente coerente.

Il successo si raggiunge infatti con un modello chiaro in cui tutti i dettagli sono riconducibili alla stessa matrice: solo avendo bene in mente i valori fondanti dell’azienda, le proprie Brand Equity, è possibile trovare il modo di tradurli all’interno di un assortimento corretto e di uno spazio retail vincente, sia esso fisico o virtuale. Il retail non sarà più un semplice luogo di vendita, ma un’area di relazione con il cliente, una zona di comunicazione in cui condividere informazioni, valori, contenuti. Lo scopo ultimo è di far tornare il cliente al centro, un cliente sempre più consapevole, sempre meno singolo e più “comunitario”, sempre più attento al valore dei suoi acquisti.

La sfida per il retail sta proprio in questo: nel riuscire a catalizzare i cambiamenti del nuovo consumatore traducendoli in un’offerta che rispetti le sue esigenze (…mantenendo la profittabilità dell’azienda!), ma che sia anche in grado di stupirlo in termini di esperienza complessiva e punti di contatto. Solo in questo modo si può vincere la competizione e raggiungere degli obiettivi di successo.

* Amministratore Delegato ER spa
docente Retail Management

1 Commento

  • Anche per chi fa il nostro mestiere, promozione/commercializzazione di Centri/Parchi Commerciali, che si trova a dover ricommercializzare gli spazi sfitti in Centri datati e non, diventa sempre più importante trovare nuove soluzioni, magari creando delle sinergie tra la Proprietà Immobiliare e il Retailer per dar vita a nuove offerte commerciali dove la Proprietà diventa più Retailer e il Retailer diventa più Proprietà per andare incontro, orgnuno per propria parte alle esigenze dell’altro e dare risposte ad una clientela sempre più esigente ed attenta, mantenendo al contempo la profittabilità per entrambi. Vi deve pertanto essere un approccio di maggior apertura di tutte le parti, ma anche la volontà da parte nostra che facciamo “il mestiere” di rimetterci seriamente in discussione. Cordialmente. Giorgio Dal Betto