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Pulizia e Kaizen: due facce della stessa medaglia

a cura di Andrea Furlan *

Qualche mese fa il Lean CLUB del CUOA ha ospitato un evento dedicato al tema della pulizia. Hidesaburo Kagiyama e Tamiharu Kamei, accompagnati da Rosario Manisera, ci hanno dato l’opportunità di riflettere sull’importanza di pulire le nostre imprese e, più in generale, i contesti dove viviamo.

Il più delle volte la pulizia nelle imprese è considerata qualcosa di scarsa rilevanza per il business. In molte imprese viene fatta poco e male e gli operatori non sono coinvolti in modo sistematico.

Kagiyama e Kamei propongono qualcosa di radicalmente diverso: la pulizia può essere uno strumento potentissimo per aumentare la produttività e il rendimento delle nostre imprese. La pulizia ha una serie di benefici che vanno al di là dell’aspetto puramente estetico. Attraverso la pulizia si aumenta, innanzitutto, la sicurezza del gemba: è banale ricordare che in una fabbrica pulita e ordinata ci sono meno rischi di incidenti. Secondo, quando si pulisce si ispeziona il gembutsu (in giapponese indica l’oggetto o gli oggetti coinvolti nella creazione di valore). Pulire una macchina o un attrezzo significa controllarne lo stato di salute, accorgersi se presenta dei problemi e, quindi, porvi rimedio. Terzo, pulendo e tenendo ordinato il gemba si riducono gli sprechi legati al tempo perso per la ricerca dei materiali e degli attrezzi e si riducono le difficoltà negli spostamenti e nei trasporti. Quarto, la pulizia aumenta il senso di “ownership” dell’operatore: se pulisco il mio posto di lavoro me lo “sento più mio”. Infine, si lavora meglio in un ambiente pulito e ordinato e, quindi, anche il morale ne giova!

Cielo 12

Tutte le estati, nei periodi di sospensione da scuola, mio padre mi portava con lui a lavorare in cantiere. Ricordo che ripeteva sempre : “Prima di entrare in un cantiere, controlla se è pulito e ordinato… dalla pulizia e dall’ordine si capiscono molte cose!… Al mattino si deve iniziare a lavorare sul pulito…si va meglio, c’è meno confusione e meno spreco di tempo e gli attrezzi durano di più!”. Allora non capivo bene il significato di quelle parole, mi limitavo ad assecondarlo, eseguendo ciò che aveva disposto, motivando caldamente il personale: tutte le sere i lavoratori si dovevano fermare mezz’ora prima per riordinare e ripulire tutto. Più tardi ho cominciato a fare dei confronti tra i cantieri: in effetti, le imprese in difficoltà erano quelle i cui cantieri non brillavano per ordine e pulizia.

L’importanza della pulizia è legata a doppio filo al significato delle 5S (seiri, seiton, seiso, seiketsu, shitsuke) uno dei pilastri del Lean Thinking. L’obiettivo di questo strumento è la creazione e il mantenimento di un posto di lavoro più sicuro e produttivo, più piacevole e meno stressante. Mantenere pulito e ordinato il posto di lavoro è essenziale per identificare i problemi, i “fuori standard” e attivare così delle attività di correzione e miglioramento continuo.

La settimana scorsa durante un gemba/waste walk in una media impresa tessile facevo alcune domande all’imprenditore: da quanto tempo ci sono quei tessuti negli scaffali in alto? Perché questo rotolo è in mezzo al passaggio mentre dovrebbe essere in un altro reparto? Perché quel lavoratore è fermo di fronte a una macchina che è a sua volta ferma? A quale lotto appartiene questo fascio di tessuti? L’imprenditore, molto sinceramente, mi rispondeva “non so, devo controllare”, “non so, vado a chiedere”. Se nel gemba ci fosse stato solo quello che serviva, magari con la presenza di standard visivi a indicare il posto designato per ogni cosa, molte di quelle domande non le avrei fatte o almeno avrebbero avuto una pronta risposta (quindi una possibile, immediata, contromisura).

La pulizia non deve essere vista come “optional”, ma deve fare tangibilmente parte della quotidianità nella vita aziendale. Anche la società necessita di un cambiamento in quest’ottica. La “teoria delle finestre rotte”, ideata dai criminologi Wilson e Kelling, bene spiega questa esigenza. “Se una finestra è rotta e non viene riparata, chi vi passa davanti concluderà che nessuno se ne preoccupa e che nessuno ha la responsabilità di provvedere. Ben presto ne verranno rotte altre e la sensazione di anarchia si diffonderà da quell’edificio alla via su cui ci si affaccia, dando il segnale che tutto è possibile. In una città, problemi di minore importanza come i graffiti, il disordine pubblico e la mendicità aggressiva sono l’equivalente delle finestre rotte, ossia inviti a crimini più gravi” (Malcom Galdwell, 2000, Il punto critico, RCS libri, versione italiana).

Questa teoria fu applicata negli anni ’90 nella New York del sindaco Giuliani. L’operazione di pulitura dei graffiti della metropolitana portò ad una tangibile diminuzione dei crimini. Ciò dimostra il potere del contesto. Non fu necessario risolvere grandi problemi per sgominare la criminalità. Bastò ripulire la città e la metropolitana dai graffiti e dalla sporcizia.

In altre parole, il contesto in cui viviamo influenza le nostre azioni e concorre a formare le nostre abitudini (anche quelle cattive). Per cambiare i nostri comportamenti in meglio dobbiamo cambiare i contesti dove viviamo e lavoriamo, partendo da quelli fisici. La pulizia serve a questo. Osservando le diapositive degli ospiti giapponesi colpiva vedere sindaci e governatori pulire i parchi e gli spazi pubblici. Umiltà e semplicità sono requisiti importanti per dare il buon esempio. E noi, di buoni esempi, ne abbiamo tanto bisogno!

Un’occasione per “toccare con mano” questi aspetti viene offerta dalla possibilità di partecipare al prossimo Lean Japan Study Tour, che si terrà a novembre (dal 8 al 15), durante il quale, tra le iniziative in programma, è prevista una sessione di apprendimento sui principi del “Management by Cleaning”, realizzata attraverso un’attività pratica di pulizia, in affiancamento alla popolazione locale.

 *Referente scientifico CUOA Lean Club