ImpresealCUOA n. 40 - Special Issue del 27 febbraio 2018 La community MBA Imprenditori CUOA

Organizzare l’impresa multinazionale

ImpresealCUOA – Special Issue, 27 febbraio 2018

di Diego Campagnolo e Umberto Zagarese

Lo sviluppo internazionale basato sull’export porta vantaggi temporanei. Un processo di internazionalizzazione sostenibile richiede modalità basate sulla presenza diretta. Diego Campagnolo, direttore scientifico di MBA Imprenditori e Umberto Zagarese, di Zagarese & Associati, propongono una riflessione sul tema.


Processi di internazionalizzazione efficaci, nel medio-lungo periodo, non possono prescindere dalla presenza diretta nel mercato locale. Basare lo sviluppo internazionale dell’impresa esclusivamente su export, diretto o indiretto, è una scelta che nel medio periodo si rivela inappropriata. L’export è una modalità d’entrata estremamente efficiente perché comporta un basso investimento e facilita scelte reversibili, ma difficilmente può essere una modalità efficace, in particolare quando il mercato estero presenta specificità locali che richiedono un adattamento del sistema di offerta. In questo caso, la conoscenza delle peculiarità del mercato locale beneficia di una presenza stabile a livello Paese o di area geografica. La presenza diretta consente di cogliere aspetti legati al prodotto, al servizio, alle istituzioni, alle logiche relazionali o all’evoluzione del mercato che ogni altra forma di internazionalizzazione non consentirebbe. In questo modo l’impresa può rilevare e valutare opportunamente le esigenze di adattamento locale e quelle di standardizzazione globale del sistema di offerta dell’impresa e più in generale del suo modello di business.

La presenza diretta può avvenire attraverso greenfield (il cosiddetto prato verde), brownfield (ovvero tramite l’acquisizione di un’impresa) o joint venture con partner locali. La scelta tra queste modalità è guidata dal grado di attrattività del mercato estero, dal grado di conoscenza da parte dell’impresa e dalla sua disponibilità di risorse (finanziarie e manageriali). Scegliere opportunamente la modalità di ingresso nel mercato estero è una scelta complessa che è legata a doppio filo con la scelta delle attività da internazionalizzare. Quali parti della catena del valore dovrebbero essere trasferite all’estero? Quali attività dovrebbero essere mantenute nel mercato domestico? Queste considerazioni aprono lo spazio agli effetti organizzativi della presenza diretta. In alteri termini, quando l’impresa sviluppa una presenza diretta all’estero, deve:

  • assegnare un ruolo a ciascuna sede estera secondo gli obiettivi della casa madre, ovvero di sviluppo del mercato, di recupero di efficienza, o di sviluppo di nuove competenze;
  • favorire l’integrazione tra attività domestiche e attività internazionali, in particolare quando sedi diverse condividono lo svolgimento delle medesime attività;
  • gestire flussi di risorse e conoscenze secondo una logica bidirezionale dalla casa madre alle sedi estere e viceversa.

Organizzare l’impresa a livello internazionale, costituisce quindi la vera sfida per poter competere efficacemente e in modo sostenibile nei mercati internazionali, sia quelli  emergenti sia in quelli maturi. L’imprenditore deve ottimizzare il funzionamento delle diverse funzioni aziendali bilanciando le esigenze interne con le opportunità offerte da singoli Stati o da aree continentali omogenee. Questo processo comporta da un lato il rafforzamento del ruolo di direzione e coordinamento da parte della casa madre, dall’altro la costituzione di società localizzate in diversi Paesi che valorizzino la specializzazione delle funzioni aziendali. Le società estere possono essere Royalty company, specializzate nell’attività di ricerca e sviluppo e intestatarie di marchi o brevetti, Trading company nelle zone franche doganali, o società finanziarie che centralizzano la tesoreria prestando servizi di copertura sui rischi di cambio o sull’acquisto delle commodities, fino a società produttive finalizzate a sfruttare differenziali di costo e/o ad adattare il prodotto alle esigenze locali. Nei processi di internazionalizzazione giocano un ruolo primario anche le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, la cui crescente pervasività interviene in modo significativo nei flussi informativi tra processi aziendali, creando opportunità nuove di sviluppo internazionale e/o favorendo l’efficacia delle soluzioni organizzative.

La presenza diretta nei mercati esteri, guidata dagli obiettivi strategici di cui sopra, non può comunque prescindere da una ragionata pianificazione fiscale. Si tratta quindi di definire opportunamente la residenza fiscale dell’imprenditore e dell’impresa. Definire questo tipo di scelte richiede competenze specifiche, ma l’imprenditore stesso non si può esimere dall’avere chiari i requisiti previsti dalle norme italiane e internazionali per l’assegnazione della residenza fiscale in Italia o all’estero, come anche i requisiti di residenza stabiliti per le società.

È chiaro che le imprese multinazionali sono sistemi complessi che devono gestire istanze provenienti da ambienti diversi. Le soluzioni organizzative, prima ancora della strategia, determinano il successo (o l’insuccesso) di un’impresa multinazionale.

Delle ragioni e delle modalità con cui intraprendere un percorso di sviluppo internazionale attraverso investimenti diretti se ne discuterà durante il seminario Organizzare l’impresa internazionale a cura di Diego Campagnolo e Umberto Zagarese del 18 Aprile prossimo.