Business School Imprenditorialità e Governance Innovazione

Industry 4.0: il futuro è nella strategia

Una serata dedicata a ragionare su come andare “Oltre  l’Industria 4.0”, lanciando una riflessione, ma anche un po’ una provocazione: quando parliamo di Industria 4.0 cosa è stato veramente recepito? A pesare di più è l’opportunità di sviluppare visione strategica o solo gli incentivi per l’acquisto di nuovi macchinari e tecnologie?

Nessun investimento, nessuna tecnologia, nessuna innovazione porta al successo se non è adeguatamente inserita in un piano strategico di crescita e soprattutto se non è supportata da una adeguata e profonda trasformazione culturale nelle aziende, percorso questo possibile solo con formazione, investimento nella preparazione del capitale umano, snellimento dei processi. Nell’evento organizzato insieme a due nostri CLUB Member, Studio Promozioni e Adacta.abbiamo sostenuto con forza questo concetto.

Partiamo da un po’ di dati: una recente indagine condotta dal Laboratorio Manifattura Digitale del Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell’Università di Padova su oltre 1.000 imprese mette in evidenza come Industria 4.0 sia stata adottata da un numero ancora limitato di aziende (circa il 19% del campione), spesso anche di piccola dimensione (oltre il 40% delle adottanti), con un processo avviato da tempo (anni medi di adozione dal 2008 al 2014) e soprattutto con motivazioni di mercato, per dare miglior servizio al cliente. Per le imprese non adottanti oltre il 65% dichiara che non è di interesse per il loro business.

In un quadro in cui ancora molto si può fare per sensibilizzare a una adozione di Industry 4.0 più consapevole e strategica, andare oltre significa due cose: concentrarsi sul fatto che la strategia deve precedere l’investimento e accompagnare l’adozione di qualsiasi misura a uno snellimento dei processi e a una adeguata formazione delle persone.

Come ben evidenziato da Studio Promozioni, nell’intervento dell’Ing. Biasioli, la gamma di interventi che Industry 4.0 permette è molto ampia.  Le misure sono rivolte (quasi sempre) a tutte le imprese, con poi una specificità a favore delle PMI con gli incentivi legati alla Legge Sabatini, al Fondo Centrale di Garanzia, alle Startup, gli strumenti sono complementari ed è possibile un cumulo delle agevolazioni in ragione della rilevanza dell’impatto finanziario globale. L’applicazione delle misure è estensiva e si basa sul criterio della autovalutazione/autodichiarazione (c.d. Incentivi automatici). Ma la vera sfida per chiunque si occupi di questi aspetti è sviluppare una sensibilità e soprattutto un orientamento strategico all’Industry 4.0.

Cosa serve per orientarsi tra tutte queste opportunità e fare scelte giuste e ponderate nell’ottica dello sviluppo dell’impresa?

Sul piano fiscale e della tassazione le normative hanno un ruolo decisivo nell’indirizzare e sostenere questi investimenti. Paolo De Muri di Adacta ha evidenziato come all’interno dell’azienda chi si occupa di fiscalità, acquisisca un ruolo di primaria rilevanza rispetto alla possibilità di accedere agli incentivi connessi a Industria 4.0. Il supporto diventa strategico, al servizio dell’imprenditore, e deve andare ben oltre i meri adempimenti. In pratica, bisogna iniziare a parlare di un ufficio “AFC 4.0”, che è nel cuore del business e lavora come collettore tra organizzazione, dati, tecnologie e persone. È un modo nuovo di interpretare la funzione, che richiede lo sviluppo di competenze specifiche e una visione ampia. E i benefici si vedono.

La sintesi massima nelle parole di Andrea Furlan, direttore scientifico del Lean Center CUOA e membro del team di ricerca dell’Università di Padova, moderatore dell’evento, che ha evidenziato come le aziende debbano oggi prendere in considerazione sia i fabbisogni formativi e di competenze che le nuove tecnologie richiedono, sia le strategie che esse permettono di realizzare. L’investimento in tecnologie 4.0 deve essere accompagnato da un ripensamento del modello di business delle imprese e del loro posizionamento strategico, nonché da un forte snellimento dei processi che devono essere stabili, robusti e misurabili prima di potere accogliere le nuove tecnologie digitali.