Alumni Business School

La storia di un sogno e di un percorso speciale

di Massimo Guiducci*

Vi condividiamo, con orgoglio e, non lo nascondiamo, con commozione, il discorso di chiusura Master degli allievi Executive MBA, diplomati il 18 luglio 2019.

Buonasera a tutti, al gradito ospite Dott.ssa Monica Scarpa, Ceo del Gruppo Save, al Presidente CUOA Dott. Federico Visentin, al Direttore Generale, Dr. Giuseppe Caldiera, al Direttore Scientifico Prof. Alberto De Toni, al Direttore Scientifico dei programmi MBA part time Prof. Andrea Vinelli, al Presidente degli Alumni  Fabrizio Morona, alla nostre referenti, guida e spalla, Alessia ed Anna e a tutto lo staff, ai rappresentanti della Faculty, a tutti i colleghi diplomandi ed alle nostre famiglie.

Mi chiamo Massimo Guiducci, sono un allievo dell’Executive MBA 15a edizione e sono qui, con un po’ di emozione, a raccontarvi ciò che ha significato per il nostro gruppo, questo bellissimo percorso durato 20 mesi, tempo che abbiamo sottratto alle nostre famiglie, che però ci hanno sopportato e supportato e, diciamolo, a volte pure “bastonato” per le troppe assenze da casa.

Vorrei raccontarvi una storia… non la mia, la nostra storia, dell’EMBA 15, iniziando con un pensiero alle 6 magnifiche donne della nostra aula: sono state la colonna portante del gruppo, portando valore e punti di vista sempre arricchenti, poiché gli obiettivi, la volontà e i percorsi intrapresi sono stati i medesimi per tutti. Il percorso affrontato dalle nostre straordinarie colleghe è stato impegnativo ed entusiasmante e siamo certi che con il loro lavoro arricchiranno i posti ove saranno chiamate ad operare, nonostante non sia agevole per loro l’accesso a posizioni professionali di livello.

In modo che la loro scelta professionale sia considerata normale e non alternativa alla famiglia, considerata come arricchimento delle idee e creatrice di valore.
E proprio attraverso il confronto delle diversità si possa arrivare alla realizzazione di un sogno, quello della piena emancipazione femminile nel mondo del lavoro.
Quando nell’ottobre del 2017 misi piede per la prima volta al CUOA per iniziare il percorso dell’EMBA15 ero emozionatissimo, come lo erano tutti i miei colleghi.

Per me un Executive MBA è sempre stato un sogno, ricco di aspettative e di curiosità, un progetto che volevo affrontare nel mio percorso di vita.

Il primo giorno mi ricordo che entrò Andrea Vinelli con la nostra Alessia a darci il benvenuto, in seguito entrò Mancin, docente di Financial Accounting: era il primo modulo e con la storia del “frate contento” iniziò il nostro meraviglioso viaggio. 
Già nei primi mesi, qualcosa cambiò in noi, cambiò nelle persone che avevamo intorno, non c’era più bisogno di studiarsi, di capirsi, di conoscerci, qualcosa era già scattato, il sorriso nei volti, lo scherzo, l’abbraccio, i cuori mandati nella chat. Oramai eravamo diventati amici, è bastato poco, un nulla, qualche sguardo, qualche battuta, ed ecco nascere la voglia di rivedersi: l’attesa snervante affinché arrivasse il venerdì alle 13:50 per bere un caffè tra amici e iniziare il weekend di lezione.

Quei weekend erano un momento in cui ogni pensiero spariva e si trasformava in gioia, la gioia di vederci tutti assieme. Abbiamo condiviso ogni momento, di gioia e di difficoltà, i momenti difficili di studio, la pressione dei feedback, l’attesa snervante dell’esito, le continue call per i progetti di gruppo, lo stress di coniugare il lavoro, lo studio senza dimenticare la FAMIGLIA. Quante domeniche passate a studiare!

Ma la verità è che proprio quelle difficoltà ci hanno resi forti e uniti, ci hanno reso l’EMBA 15 – STREPITOSI! Si perché come si fa in Accademia, abbiamo deciso di dare un nome al nostro corso, “strepitosi” perché abbiamo imparato ad aiutarci, a essere un gruppo, a volerci bene come veri amici.

Qui al CUOA c’è gente di tutti i tipi: la prima giornata ero indeciso se venire in completo con cravatta, chissà che gente importante, gente affermata nel lavoro, la culla della giovane imprenditoria.
Dopo qualche lezione facevamo pausa con brioche e Lambrusco.
Insomma si partì con le prime lezioni, Financial accounting, Quantitative methods, Corporate strategy, tutto molto affascinante ma, per molti di noi, un senso d’inevitabile smarrimento si stava creando: un fiume di concetti che stavamo affrontando ci arrivava addosso come se avessero aperto una diga.
Abbiamo segmentato il segmentabile in mostruosi piani di marketing, costruendo piani di controllo precisi e dettagliati, analizzato i bilanci di società per carpire notizie sul loro stato di salute, sperimentato il public speaking e la gestione dello stress, non senza qualche colpo di scena di amici caduti in trance.
Siamo entrati nei meandri degli equilibri finanziari delle società, attraverso dei semplici flussi circolari all’inizio, che via via si sono rivelati sempre più complessi, sembravano labirinti!
Siamo entrati dentro il tempio della Lean, imparando persino il giapponese, come il poka yoke. Poi esplorando i segreti dell’Operations & Supply Chain Management, gustando un delizioso “Beer Game”.
Ci siamo guardati dentro negli incontri individuali di coaching. E abbiamo imparato a conoscerci come squadra nei momenti di team building: in gruppo bendati, con le assi di legno dove abbiamo appreso come fidarci l’uno dell’altro, caratteristica che abbiamo consolidato nel percorso di orientamento nei boschi di Tretto.
Nei project work e nei business plan abbiamo proposto apertura di negozi, lanci di nuovi brevetti, produzioni di formaggi, riqualifica e gestione di stabilimenti balneari.
Abbiamo lottato fine all’ultima ora della notte sul business game.
Siamo stati affascinati dal project management e dall’international management: ognuno di noi aveva cercato per ore dove fosse l’isola di Morenia, senza avere, chiaramente, risposte.
Porter, nel corporate strategy, ci è venuto in soccorso, dandoci una bussola nel mare tempestoso della strategia, lo chiamano oceano blu per qualcosa.

Il tutto in un mondo complesso, difficile da decodificare, veloce, ma aiutati in tale scopo dall’approccio alla gestione della complessità. Abbiamo capito che non è solo il lato tecnico ad aiutare nelle scelte, ma soprattutto il fattore umano, ecco che la filosofia e la psicologia hanno rotto le regole dell’ingegnere, che solitamente risolve la complessità con delle formule, i leader non hanno formule a volte devono usare l’istinto e il cuore.

Questo per noi è stato l’Executive MBA, ho voluto raccontarvelo perché possiate capire, come spero di avervi trasmesso, che si tratta di una storia di donne e di uomini, di più giovani e più esperti, tutti con grandi valori e la volontà di mettersi in discussione che hanno condiviso parte della loro vita e ne escono tutti vincitori, non come singoli ma come squadra.
Questo è il nostro ultimo feedback, sicuramente il più importante, quello a cui tenevamo di più, il nostro arrivederci, in una grande scuola, con un grande gruppo e le nostre famiglie, celebrando il NOSTRO giorno.

*Alumnus Executive MBA 15