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L’export vitivinicolo negli Stati Uniti: regole di settore e prassi contrattuali con particolare riferimento al caso del Prosecco

Alessandra Zuccato*

Image: FreeDigitalPhotos.netNegli ultimi anni le esportazioni di vino italiano nei contesti internazionali hanno conosciuto un costante e deciso incremento: simile risultato è il prodotto di molteplici fattori che hanno contribuito a rendere necessaria un’allocazione internazionale del prodotto enologico. La sovrapproduzione verificatasi nei tradizionali Paesi avocati al vino, unita al calo delle richieste interne presso i mercati dei maggiori produttori, ha reso necessario cercare nuovi sbocchi commerciali al fine di posizionare diversamente il prodotto enologico. Per converso, questa grande offerta ha trovato riscontro in una lievitata domanda nei mercati di destinazione, da parte dei maggiori importatori tradizionali e di molti Paesi emergenti come ad esempio Cina, Hong Kong e Russia.

Gli Stati Uniti sono un paese tradizionalmente annoverato fra i maggiori importatori di vino italiano. La presenza in questo territorio di un insieme di regole composito riguardo al prodotto vino impone agli esportatori di conformarsi a numerose disposizioni, oltre alla necessità di adottare una prospettiva internazionale, che contempli la conoscenza approfondita delle regole di questo mercato.

Lo studio (scaricabile liberamente in versione completa all’indirizzo http://eprints.biblio.unitn.it/3999/1/Trento_Lawtech_Student_Paper_9.pdf) si divide in tre parti.

Nella prima sono esaminati gli aspetti commerciali e di marketing rilevanti nelle scelte legate all’export e viene ricostruito lo scenario competitivo mondiale del segmento vino. In questa parte si è focalizzata la trattazione sul caso del Prosecco, un vino dalla fama crescente, che rappresenta la punta avanzata delle esportazioni vitivinicole del nostro Paese sul mercato statunitense.

Nella seconda parte, sono tracciate le coordinate dell’intervento comunitario a favore del comparto vitivinicolo, recentemente modificato con l’introduzione di nuove regole in tema Organizzazione Comune del Mercato. La nuova normativa pone fra i suoi obiettivi principali la valorizzazione del vino comunitario al fine di accrescerne la competitività a livello globale. Per raggiungere questo scopo il legislatore è intervenuto sulla disciplina delle denominazioni europee al fine di incrementarne la notorietà, in quanto strumentali alla valorizzazione e competizione del prodotto enologico nei contesti extraeuropei. Sono stati introdotti mezzi innovativi quali i piani nazionali di sostegno, attraverso cui i membri allocano le risorse comunitarie nel settore vino a seconda delle esigenze proprie. All’interno di tali piani, alcune misure riguardano l’incremento di competitività del vino europeo allineandolo alle richieste mondiali e favorendone la promozione nei Paesi terzi.

Nella terza parte, viene presentato il contesto normativo statunitense, a livello federale e statale, che impatta sull’attività dell’esportatore italiano negli USA. Questa parte dell’analisi tratta anche il problema della protezione internazionale delle indicazioni geografiche, caratterizzato dalla presenza di culture vitivinicole differenti che rendono impossibile approdare a un uniforme grado di tutela a livello globale. Gli europei, infatti, danno rilevanza alle specifiche zone geografiche in cui è prodotto il vino, ed esprimono ciò attraverso il sistema delle indicazioni e denominazioni d’origine. Al contrario, i produttori non tradizionali non possono vantare radicate tradizioni da far risaltare attraverso le denominazioni, estranee perciò alla loro impostazione vitivinicola. Questa sostanziale differenziazione determina un profondo divario fra i protagonisti del segmento vino, e nonostante si sia cercato di arrivare a un compromesso condiviso in occasione degli accordi TRIPS, le divergenze persistono.

Altro tema affrontato nel paper è quello relativo alla responsabilità da prodotto difettoso, riferita al segmento vino, considerando l’istituto della Product Liability proprio della giurisprudenza statunitense. Essa stabilisce un livello di diligenza molto alto, imponendo agli operatori nazionali di rispettare un elevato grado di attenzione nella produzione e commercializzazione del vino.

L’ultima parte dell’analisi riguarda la distribuzione del vino negli USA: il vaglio delle varie scelte distributive ha portato alla preferenza per l’utilizzo di sistemi di distribuzione indiretta tramite importatori statunitensi. I rapporti con questi ultimi sono disciplinati sulla base di accordi, spesso basati sulla parola e fiducia reciproca, oppure, in alcuni casi attraverso la posizione di formule contrattuali di distribuzione internazionali, standardizzate e poco complesse.


* Allieva 1a edizione corso di alta formazione in Gestione delle Aziende Vitivinicole