General Management Lean Management

Come imparare a giocare a rugby usando il Kaizen

di Paolo Muttoni*

Come si fa ad insegnare il rugby ad una squadra di 12 manager che non conoscono questo gioco? Al  Master in Lean Management lo abbiamo fatto applicando il Kaizen.
Sabato pomeriggio, in campo, c’erano 12 allievi del master (10 uomini e 2 donne) che hanno condiviso una sfida: arrivare nell’arco di 3 ore a giocare una partita (senza il placcaggio ma con la regola del “tocco”) in due tempi di 7 minuti ciascuno.

Il contesto era questo:

  • giocatori poco o per niente allenati nella corsa
  • pochissima conoscenza delle regole del gioco (qualcuno non aveva mai visto una partita)
  • allievi provenienti da aziende diverse, che non hanno mai lavorato assieme.

Ai due allenatori, Roberto e Matteo si prospettava un compito a dir poco arduo, ma le sfide piacciono a chi, come noi, è contaminato dal mondo Lean.
L’approccio scelto è stato quindi quello di fare Kaizen, piccoli ma significativi miglioramenti  continui per raggiungere un obiettivo sfidante, giocare il “match game”.

Tutto ha inizio dalle persone.
Primo passo è stato capire come ogni partecipante si sente rispetto ai compagni/colleghi. Far esplicitare qual è lo “stato d’animo”. Dire come ci si sente e ci si vede,  permette a tutti di acquisire una consapevolezza collettiva e aiuta il Leader, l’allenatore, ad iniziare un lavoro che si fonda su basi solide o meno.
Poi si condivide la sfida, l’obiettivo finale. È  il momento dei sorrisi, delle perplessità, dei “ma è impossibile”. Qui, ancora una volta, gioca un ruolo fondamentale l’allenatore che è in grado di rassicurare tutti che il percorso sarà semplice: “Ragazzi, le regole del rugby sono solo queste: il pallone è ovale e va portato in meta, oltre la linea di fondo del campo degli avversari. Si procede secondo lo schema: avanzare, sostenere, dare continuità all’azione e la palla non si può passare in avanti, si passa al compagno solo all’indietro.”
In questa fase, il lavoro dell’allenatore è fare in modo che ogni persona trovi la propria motivazione: ogni giocatore deve rispondere alla domanda “perché lo faccio?”.
Di nuovo, la persona che mette in gioco se stessa, deve trovare nel raggiungimento del risultato finale il senso del suo impegno. Più ci si “auto motiva” (singolarmente) più il gruppo sarà forte, come in una catena.

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Poi si scende in campo si inizia il Kaizen.
Si prende confidenza con il pallone, iniziando con piccoli e semplici passaggi. Poi i palloni aumentano, prima due, poi tre, poi quattro facendo crescere ritmo e difficoltà in modo progressivo. La fluidità dei passaggi è dettata solo da un fattore: quanti palloni cadono, quanti sono quindi gli errori che si fanno. Certo, la palla può cadere,  ci si può fermare, ci si ferma per ripetere i movimenti, si ripassano le regole. Tutto si prova e si riprova fino a quando tutti sono sincronizzati. Facile? No. Quando c’è un errore non si punta il dito, ma l’allenatore analizza cosa è successo, cerca il perché è successo, spiega alla persona e a tutto il gruppo come correggere l’errore. Tutti sentono e partecipano per recuperare. Poi, per fissare nella mente, tutti fanno 10 flessioni, insieme, senza lamentarsi.

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Altro errore, altra analisi e altre 10 flessioni. Altro errore, altra analisi e, stavolta, 10 piegamenti sulle gambe. Si tempra il corpo ma anche la mente.
L’attenzione così cresce velocemente, più velocemente della stanchezza. La concentrazione viene ricercata, come l’aria quando si ha il fiatone, ma lo si fa tutti insieme perché siamo tutti coinvolti, ci sentiamo responsabili del lavoro che stiamo facendo e tutti vogliono dare il meglio di sé. Il gruppo non deve pagare i propri errori. Ma gli errori ci sono. Nessuna polemica. Nessuna recriminazione. Si trovano nuove risorse e si mette in campo tanta voglia di fare bene.

Le gambe iniziano a fare male, il fiato è corto e allora, un paio di giri di campo con una corsa leggera aiuta a cambiare i movimenti, a rompere il ritmo. Si corre, c’è poco fiato per parlare, l’intesa però si percepisce.
Ora si sale di difficoltà: i passaggi diventano incrociati, si corre e si rischia lo scontro, bisogna sincronizzarsi, mente e corpo devono restare concentrati. Ad ogni passaggio si chiama a gran voce il destinatario e si susseguono i “grazie” (sì, si ringrazia il compagno per il passaggio del pallone). Il pallone non cade. I palloni non cadono più.
Il fiato continua a mancare. Si rompe il ritmo.
Nuova regola: quando il pallone esce dal campo si fa la “touche”.
Le prime a provare la touche sono le due ragazze. Stupore. Ma salgono in alto sorrette dai compagni che sembrano non fare fatica. Poi a turno tutti provano a saltare in touche e si comincia a capire che “tutto è possibile”.

Altro miglioramento: la mischia. DSC_7176Tutti ascoltano l’allenatore, si creano le linee di attacco e le ragazze sono schierate in seconda linea, a testa bassa anche loro, con le braccia tra le gambe dei compagni, tutti a spingere quell’aggeggio che non si sposta.
Un tentativo, nulla. Seconda spinta, nulla. Poi al terzo tentativo c’è lo spostamento! Evviva, ci si convince che “si può fare”.

Siamo pronti per giocare la partita “vera”. Manca ancora una cosa: come si entra in campo e come si esce dal campo. Si entra tutti schierati e si tira fuori la voce per darsi la carica.
A fine partita chi vince esce per primo e applaude la squadra perdente, poi gli onori si invertono.

Per ultimo ci sarà il 3° tempo. I membri di entrambe le squadre mangeranno e berranno assieme, mescolati gli uni agli altri, non più come avversari ma come persone consapevoli di aver vinto ognuno la propri sfida.
E così è stato, non importa se hanno vinto i rossi o i blu, l’importante è che 12 manager, non allenati, che non conoscevano le regole del rugby, hanno raggiunto un risultato che sembrava lontano e quasi impossibile. 12 manager che sono passati da gruppo affiatato a squadra vincente e motivata che, con il contributo di tutti ha saputo raggiungere risultati insperati. Un passo alla volta, un miglioramento alla volta.

Bravi! Questo è lo spirito Kaizen che vi porterete dentro.

Ora, applicatelo in azienda.

*Responsabile CUOA Lean Center

Per informazioni sul Master in Lean Management http://malmcuoa.instapage.com/