ImpresealCUOA n. 37 dell'11 dicembre 2017 La community MBA Imprenditori CUOA

Talenti per il Territorio: il Premio Armando Boschetti

ImpresealCUOA, 11 dicembre 2017

intervista di Alessia Buzzi* con commento di Luca Vignaga**

Sabato 25 novembre 2017 si è rinnovato il Premio Talento per il Territorio giunto alla 6ª edizione e promosso dall’azienda Boschetti Armando a favore delle eccellenze tra gli studenti dell’Istituto Silvio Ceccato. Un importante esempio di collaborazione tra Impresa, Scuola e Territorio. Stefano Boschetti, Amministratore e Alumnus MBA Imprenditori 3 (2008-2010) ci illustra l’iniziativa commentata poi da Luca Vignaga, HR Director Marzotto Group.


Il titolo Talenti per il Territorio – Premio Boschetti Armando evoca una connessione tra il passato (la storia) e il futuro (le nuove generazioni). Cosa vi ha spinti a istituire questo premio?

Premetto che la nostra è una piccola iniziativa, pensata nel 2011 in un momento in cui lo stato dell’economia del nostro paese non era florido e quindi voleva anche essere un messaggio positivo.
Il Premio è nato dal desiderio di ricordare nostro padre, che è stato il fondatore dell’azienda, in un modo concreto e che potesse testimoniare il nostro legame con il territorio, visto come comunità di persone. Alla base di tutto c’è la nostra visione del ruolo dell’azienda. Un visione intrisa profondamente nella cultura cristiana in cui siamo cresciuti e ad un concetto filosofico che si esprime nella frase il dovere per il dovere, tanto cara a Giannino Marzotto. Tutte cose, che ai più, al giorno d’oggi fanno ridere o non hanno alcun significato.

Quali talenti vengono premiati?

Sono convinto che i talenti di cui ogni persona è dotata siano molteplici e non sempre emergono durante la carriera scolastica, ma abbiamo scelto di premiare quei ragazzi dell’Istituto Silvio Ceccato di Montecchio Maggiore che, partendo da un rendimento scolastico significativo, avessero un potenziale interessante da esprimere, unito a un forte legame con la comunità in cui vivono, espresso anche in età scolare attraverso forme di partecipazione quali il volontariato, l’associazionismo o l’attiva partecipazione alla vita sociale del territorio stesso. Insomma, tentiamo di premiare l’ampiezza di orizzonti, incoraggiare l’apertura mentale e l’allargamento della sfera degli interessi oltre il puro piano dell’istruzione scolastica.

Come funziona il contest?

Per partecipare al concorso, i candidati devono fornire il loro curriculum e un elaborato scritto, con il quale ci descrivono il loro percorso scolastico, le attività presenti e i loro progetti futuri.
Tutti gli elaborati vengono visionati in forma anonima da una giuria composta dal nostro personale, che ne valuta i contenuti, ma anche la forma. Successivamente, i ragazzi vengono intervistati da una giuria formata da me, da un nostro responsabile di stabilimento e da un professionista delle Risorse Umane esterno all’azienda. In pratica, anche se non c’è in palio un posto di lavoro, si tratta di un colloquio di lavoro molto particolare ed informale, che dà la possibilità al giovane candidato di esprimere le proprie visioni e di confrontarsi, se lo desidera, e a noi di mantenere una finestra aperta su ciò che pensano le nuove generazioni. Alla fine si sceglie.

Con lo stesso istituto avete in essere una convenzione per progetti di alternanza scuola lavoro di cui si fa un gran parlare ultimamente. Come valuti la vostra esperienza in merito?

Già da qualche anno alcuni ragazzi della scuola vengono in azienda durante il periodo estivo e posso dire che l’alternanza scuola-lavoro può essere interessantissima per i ragazzi, che hanno l’opportunità di capire le dinamiche di un’azienda, ma anche per l’azienda stessa, che ha la possibilità di misurare le capacità di accoglienza e d’insegnare dei propri capi ufficio e capi reparto, oltre ad avere la possibilità di valutare il personale del futuro. Insomma, se fatta bene, è un’esperienza utile a crescere.

Talenti per il territorio ma talenti anche per l’azienda, possiamo affermare che queste iniziative siano parte della strategia di employer branding del gruppo Boschetti?

A dirla tutta, non conoscevo questo concetto: ma mi sono informato subito! Ti posso dire che non abbiamo una strategia vera e propria di employer branding, nel senso che il nostro modo di interagire con le scuole e il territorio in senso lato, come ti ho detto prima, nasce da dentro, dai valori in cui crediamo e che ispirano i nostri comportamenti. Mi fa piacere sapere che si può anche definire employer branding. Di certo, a distanza di sei anni, ti posso garantire che saper dialogare con le nuove generazioni, le scuole e il territorio è un aspetto da non sottovalutare e lascia benefici segni per tutti.

Per scoprire i vincitori del premio, clicca qui >> 

*Area Imprenditorialità CUOA Business School


Gli imprenditori che fanno bene al territorio

di Luca Vignaga**

Quando la terra diventa un terreno? Quando qualcuno ci mette un confine e dentro quel perimetro ci semina qualcosa. Un agricoltore ci fa crescere una pianta. Un imprenditore ci costruisce una fabbrica. Quando il terreno diventa un territorio? Quando l’agricoltore e l’imprenditore avvolgono il frutto del loro lavoro con delle relazioni vive. Tutti e due, allo stesso modo, sono agricoltori ed imprenditori. Tutti e due seminano. Tutti e due attendono che la volontà si trasformi in un prodotto. Tutti e due abbassano lo sguardo per vedere il dettaglio. Tutti e due lo alzano per guardare che tempo farà. La loro forza quotidiana la traggono da quello spazio che da terra si è fatto territorio. Lì poggiano il loro lavoro con radici profonde e ramificate.
Negli ultimi decenni abbiamo pensato che solo gli agricoltori avessero questo diritto. Agli imprenditori era stata fornita l’illusione che la globalità potesse sradicarli dal loro territorio per fare prodotti senza un’anima. Ma gli squilibri sono fatti per ritornare in equilibrio. Prima o dopo. C’è chi lo ha capito in fretta. C’è chi, invece, si ostina a pensare che alla parola mondo non sia conveniente coniugare la parola territorio. Chi lo ha capito è ritornato a seminare e ad attendere. In questo o in altri territori.
Seminare significa avere la mano aperta. La visione larga per vedere dove cadono le idee che si trasformano in prodotti. Lo slancio del braccio per afferrare le occasioni che si presentano. La forza fisica per essere vicino ai collaboratori.
Attendere vuol dire essere pronti. Saper cogliere dove gli altri non vedono opportunità. Riflettere sulle cose importanti separando l’utile dal dannoso del proprio business. Avere l’intelligenza per distribuire le forze sia nella dimensione aziendale che in quella famigliare.
L’imprenditore-agricoltore semina ed attende. Semina ed attende abbracciando la comunità di riferimento. Semina e attende supportando la scuola più prossima. Semina e attende nell’aiutare a fare crescere le nuove generazioni. Semina ed attende nel creare la cultura del fare. Semina ed attende con piccoli gesti che porteranno solo domani grandi risultati.
All’imprenditore-agricoltore non servono gli onori della cronaca per capire che il suo ruolo sta profondamente cambiando. Il suo perimetro di movimento non sta semplicemente dentro ai cancelli della fabbrica, gli spazi si sono fatti larghi.
La sua voglia di futuro la costruisce con chi respira la sua aria sapendo che il mondo è un tutt’uno. Il suo coraggio lo alimenta con le relazioni del vicino confrontate con il lontano. Il suo rischio lo condivide con chi lo guarda in faccia dopo aver visto gli occhi vivaci del diverso. L’imprenditore-agricoltore ha ben chiaro che il suo territorio non è una frontiera, ma una casa, con porte e finestre, che sa proteggerlo dalle burrasche e al tempo stesso sa accogliere chiunque lo aiuti a costruire un pezzo del suo sogno di impresa.

**Docente Executive Master HR management e HR Director Marzotto Group