Alumni Finanza d'Impresa

L’importanza di reputazione e personal branding per il CFO

Quanto la reputazione e la credibilità del CFO influenzano le performance dell’impresa.

Sono revisore legale, ho iniziato come revisore contabile e dopo circa sette anni mi è stata proposta la posizione di Responsabile Amministrativo da un cliente.
Ho così esordito nell’ambito dell’area Amministrazione Finanza e Controllo di varie aziende del NordEst, prevalentemente familiari, ricoprendo dapprima il ruolo di Responsabile Amministrativo successivamente di Finance Manager, poi di CFO.
Sono cresciuta sia professionalmente che personalmente vivendo l’evoluzione del ruolo che negli ultimi anni ha subito un’accelerazione importante e che continua a innovarsi.

Da luglio 2018 sono Finance Director in una PMI acquisita a dicembre 2017 da Halma plc, una multinazionale inglese quotata. Sono stata contattata tramite Linkedin direttamente da Halma, che dopo sette colloqui in venti giorni, di cui quattro in inglese e un test sul profilo manageriale, ha anche incaricato una società inglese specializzata (HigRight), di indagare e chiedere informazioni all’azienda dove ero assunta, a quella precedente, alle istituzioni accademiche e agli albi professionali.
Mi è stato chiesto il consenso per autorizzare i terzi a dare le informazioni richieste, e verificare che non avessi imputazioni criminali e la mia integrità finanziaria, visto che la posizione prevedeva un ruolo nel consiglio di amministrazione.

Una delle domande poste alle aziende in cui ho lavorato era: “Riassumeresti la persona nel ruolo che ricopre o ricopriva?”
Era la prima volta che mi accadeva e inizialmente l’ho trovata inopportuna, avevo il timore che fosse indicata una risposta ‘di pancia’ più che una risposta razionale, considerato che dal giorno in cui ho dato le dimissioni il Presidente dell’azienda nonché uno dei soci, non mi ha più rivolto la parola.
Lasciare l’azienda per altre opportunità di crescita professionale è visto come un tradimento, non come un’opportunità per entrambe le parti e pertanto le risposte possono essere emotive.
Un’azienda non ha dato feedback facendo riferimento alla privacy.
Infine mi hanno assunta e sono diventata membro del CDA.

Non ho mai pensato alla mia esperienza professionale, al mio profilo LinkedIn e al mio network in termini di reputation e personal branding fino a quando, agli inizi di giugno, ho partecipato alla tavola rotonda dal titolo “The importance of reputation and personal branding for CFO – Quanto la reputazione e la credibilità del CFO influenzano le performance dell’impresa” all’interno del programma del CFO Summit 2019.

Mi dissero che dovevo raccontare come mantengo e sviluppo la reputation e il personal branding.  

Durante la tavola rotonda, eravamo tutti concordi che la competenza è uno degli elementi imprescindibili, inoltre non ero l’unica ad aver iniziato come revisore contabile evidenziando che è una professione che offre moltissime opportunità, specialmente dopo due o tre anni. È una palestra dove iniziare a esercitare la reputation e il personal branding poiché la visibilità che si ha è immediata. Diventa un trampolino verso altri sbocchi professionali, insegna una metodologia di lavoro,  abitua al problem solving al lavoro in team, al time management a seguire standard di formalizzazione e di compliance e a essere sempre aggiornati e preparati grazie a piani di formazione obbligatoria.    

Le competenze si misurano “sul campo” e i risultati nel nostro lavoro non sono mai immediati. A seconda del ‘gender’, esiste ancora la necessità per le donne che le competenze debbano essere dimostrate, mentre per i colleghi uomini sono date per acquisite. Nonostante gli studi e i titoli conquistati, inizialmente siamo le ‘signorine’ o ‘signore’… qualcuno si preoccupa più di classificarti correttamente se hai la fede al dito, piuttosto che rivolgersi in maniera appropriata per i titoli accademici e i meriti professionali, mentre i nostri collaboratori o colleghi, sono sempre i ‘dottori’ per definizione.

Con un po’ di pazienza il tempo del riconoscimento però arriva, con i primi dati ufficiali magari di bilancio o con riconoscimenti esterni. Uno dei risultati di cui vado fiera nella penultima esperienza lavorativa è stata la riduzione del working capital che ha portato alla riduzione dell’indebitamento bancario, fino a quasi all’azzeramento, e di conseguenza al miglioramento di una serie di indici. Il risultato è stato oggettivo, è stato ottenuto dal mix di competenza, perseveranza e determinazione e dal lavoro di squadra funzionale e trasversale. È stato riconosciuto da più stakeholders, e ha portato anche all’ammissione dell’azienda al progetto Elite di Borsa italiana in cui credevo.  

Ne ha beneficiato così anche la mia reputation e il personal branding.

Spesso la “reputation” è riconosciuta più facilmente dalla propria rete professionale e quindi esternamente all’azienda. La reputazione ‘interna’ si conquista faticosamente e lentamente, poiché ‘i giudicanti’ spesso non hanno il nostro percorso curriculare e culturale e pertanto non disponendo degli strumenti adeguati di conoscenza hanno bisogno di vedere i risultati che, come già sottolineato, non sono mai immediati. La delega nella PMI è un concetto vago o assente, è necessario avere molta pazienza e perseveranza, poiché capita anche che alcune iniziative vengano considerate errate solo perché non comprese.

Le competenze, in alcuni contesti, possono rappresentare un elemento di disturbo o addirittura una minaccia per coloro che hanno acquisito uno status consolidato in azienda e siano ormai nella ‘confort zone’ che difendono con ogni mezzo. Non è sicuramente facile muoversi in questi ambienti e se non si ha una delega o un forte “commitment” dalla direzione, i cambiamenti e le innovazioni vengono sabotati.   

Un altro degli elementi è la passione, che ci guida ad essere curiosi, ‘disruptive’ e attenti alle evoluzioni in corso, a voler essere tra gli attori principali del cambiamento, a uscire dalla “comfort zone”, a inseguire il miglioramento continuo, e la formazione specialistica. A non considerare il sacrificio come tale ma come crescita anche quando vorresti essere in modalità relax “ON” e invece devi lasciare “OFF” perché hai la lezione da seguire il sabato mattina o delle slides da preparare o il project work da presentare… In questo considero il CUOA un ottimo partner che, oltre a sviluppare competenze professionali, mi ha permesso di allargare il mio network regalandomi nuovi amici con cui condivido anche progetti lavorativi.

Anche le associazioni come ANDAF (Associazione Nazionale Direttori Amministrativi e Finanziari) e AITI (Associazione Italiana Tesorieri d’Impresa) di cui faccio parte, aiutano e sostengono le competenze e il networking con corsi, workshop e tavole rotonde.

Naturalmente la conoscenza dell’inglese è necessaria; è un requisito imprescindibile ormai. Negli anni ho frequentato diversi corsi anche full time a Cambridge e Singapore allenandomi con lezioni dedicate a sostenere i colloqui di lavoro, registrandomi e ripassando le lezioni ogni volta che dovevo sostenere un colloquio in inglese, un esercizio continuo iniziato nel 2011 e che effettivamente nel 2018 mi ha dato l’opportunità di essere assunta in un gruppo inglese quotato.

In questo percorso professionale che conduco con determinazione e perseveranza, e con momenti non sempre facili, cerco di essere un mentore per coloro che collaborano con me, mettendo a disposizione la mia conoscenza. Per l’educazione ricevuta, sono parte del mio DNA anche la cortesia, l’onestà intellettuale e il rispetto per le persone, che applico quotidianamente, anche se talvolta di fronte all’arroganza e alla presunzione di alcuni, vorrei avere dei “vuoti di memoria temporanea”.

IL CFO crea valore all’interno dell’azienda per farlo è necessario però continuare a investire in conoscenza e innovazione, a coltivare la passione e a guardare sempre lontano.

Autore: Cristina Ceccato, CFO Argus Security, Alumna Executive Master in Finance CUOA Business School

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