Finanza d'Impresa

Il CFO e l’accesso al credito. Intervista a Vincenzo Maragliano, CFO di Stevanato Group

Quali sono le sfide del CFO nella comunicazione e nella trasparenza finanziaria con le banche?
Parlando di credito, indipendentemente dagli strumenti di cui stiamo discutendo, ci sono alcuni fattori comuni: il primo fattore comune è che bisogna entrare nell’ordine delle idee che le aziende devono essere competitive nel mercato del credito. Che cosa vuol dire? Significa che è necessario convincere il prestatore, il lander, a mettere a disposizione delle risorse e convincerlo anche che sei in grado di restituirle senza “sorprese”. La base di tutto è un business plan strutturato bene, che spieghi la strategia dell’azienda possibilmente supportato da una SWOT analysis e quindi con le opportunità, con i rischi, i punti di forza e di debolezza dell’azienda, con un action-plan seguito da capacità di Execution. In breve, fare promesse che si possono mantenere.
Penso che il tema della comunicazione sia un tema importante, perché comunicare presuppone un rapporto continuativo e le aziende per le quali ho lavorato, grazie a molto impegno e fortuna, hanno sempre consegnato dei risultati positivi.
Nel corso di una carriera, non si può mai escludere che ci siano delle difficoltà e una comunicazione chiara, trasparente e costante può creare le condizioni per cui, a fronte di una difficoltà, si crei un rapporto tale con la banca o con un altro lander da permettere di ottenere delle risorse anche quando le cose non vanno esattamente bene.


Quali sono le possibili alternative al credito bancario?
La risposta dipende molto da che cosa l’azienda vuole fare con le risorse finanziarie.
Normalmente l’interesse dell’azienda è quello di trovare le risorse finanziarie che sono necessarie per finanziare un business plan, di conseguenza la prima domanda che mi devo fare in termini strategici è: come posso affrontare i competitor e soddisfare i clienti? Per attuare queste azioni  servono investimenti, per fare investimenti ci vogliono i soldi, una volta che riceviamo un finanziamento, dobbiamo restituirlo: indipendentemente dal fatto che si tratti di un debito bancario tradizionale, di un Bond, minibond o di ricorso al mercato dei capitali e quindi la borsa italiana. Personalmente ho l’esperienza di due società quotate, però considero la banca un canale da non abbandonare, perché ad oggi rimane lo strumento principale, forse il più importante. Perché? Perché è il più conosciuto, perché anche le evoluzioni attese sono più conosciute ed è uno strumento relativamente flessibile. Entrare in borsa presuppone, invece, un livello di commitment un po’ più ampio: quando si diventa pubblici bisogna considerare gli oneri e gli onori di essere pubblici.
Un errore da non commettere è pensare che entrare in borsa sia solo uno strumento finanziario, quando in realtà è principalmente uno strumento di governance; l’azienda decide di aprirsi al mercato, non solo in termini finanziari, ma anche in termini di governance.
Rispetto agli anni passati si sono aperti altri canali, per esempio il private placement da fondi istituzionali americani. In questo caso le società assicurative americane, che hanno il vantaggio di avere molta liquidità a disposizione, sono raggiungibili attraverso una banca che svolge un ruolo di intermediario e riceve una fee senza prendersi rischi propri.
È bene essere coscienti del fatto che rispetto a uno strumento bancario tradizionale a fronte di un breach dei covenant, con un investitore istituzionale il grado di flessibilità non è sempre così alto come lo è con le banche. In sintesi, dipende molto da che cosa ci vuoi fare. Sicuramente la base comune è la competitività sul mercato del credito e la comunicazione. Tutti gli elementi hanno dei pro e dei contro, ma questa è la vita.


Come il CFO può essere motore di questi cambiamenti?
È un ruolo molto importante. Io non faccio i conti, ecco come ho sempre concepito questo ruolo in azienda. Prima partecipiamo alla strategia e cerchiamo di mettere intelligenza e disciplina finanziaria alle opzioni strategiche che vengono elaborate dal management. Una buona strategia che sia comunicabile e implementabile, perché quando facciamo promesse sia agli azionisti che agli investitori che alle banche poi dobbiamo consegnare dei risultati. Il CFO è un ruolo di business a tutti gli effetti, poiché partecipa all’elaborazione della strategia. Fa un Challenge positivo alle alternative strategiche che vengono elaborate in azienda ed è uno tra gli attori più importanti come trade-union tra la banca o il mercato finanziario e l’azienda, quindi ci mette del proprio, in termini di credibilità e di affidabilità. Noi CFO siamo disposti a dare tutte le informazioni che servono: speriamo sempre di darvi delle informazioni positive, se saranno negative lo saprete da noi e lo saprete per tempo.

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