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La fabbrica degli ingegneri

5 settembre 2018

di Paolo Gubitta*

I corporate spin-off sono una delle soluzioni più moderne per sostenere i percorsi di crescita delle imprese e per valorizzare i collaboratori costruendo nuove imprese insieme a loro. HiRef è una delle imprese che ha adottato deliberatamente questo approccio. Paolo Gubitta, direttore scientifico CEFab by CUOA e professore ordinario di Organizzazione aziendale all’Università di Padova, illustra questo caso.


Negli studi aziendali, ci sono alcuni concetti ricorrenti per spiegare il successo delle imprese moderne: corporate entrepreneurship, corporate spin-off, entrepreneurial orientation.

Il primo qualifica gli ambienti di lavoro capaci di abilitare i collaboratori a prendere iniziativa, a innovare e ad assumere rischi (calcolati e coerenti con il ruolo, s’intende). Il secondo identifica il processo di creazione di nuove imprese, come gemmazione da realtà già esistenti e consolidate. L’ultimo è una fotografia dell’ecosistema aziendale, in termini di apertura a nuove idee, decentramento organizzativo, capacità di cogliere i bisogni del mercato, propensione al rischio e vigore della strategia competitiva.

Alla HiRef di Tribano (Padova), specializzata nel raffreddamento delle infrastrutture per l’informatica (data center, ad esempio) e la comunicazione mobile, Mauro Mantovan in quindici anni è riuscito a fare tutto questo.
Classe 1964, famiglia operaia, laurea con lode in ingegneria, passione per il modellismo dinamico e i motori, dopo alcune esperienze tecnico-manageriali (anche all’estero), nel 2001 si presenta con un business plan dai Galletti: la storica famiglia imprenditoriale bolognese, attiva nel mondo della refrigerazione e del condizionamento, che vede ottime opportunità nel progetto, entra in società e affianca all’aspirante imprenditore un suo uomo di fiducia (Lucio Panigalli) per presidiare le dinamiche finanziarie e creare sinergie con il gruppo.

Il ticket Mantovan-Panigalli, ha portato HiRef nell’alveo delle medie imprese: nel 2016, ha sfiorato i 30 milioni di fatturato e impiegava 147 dipendenti in totale (di cui 55 indiretti, 78% uomini e 22% donne). Il 45% dei collaboratori ha la laurea e il 55% è diplomato. In termini di età, il 15% è under 30, il 64% ha un’età compresa tra 30 e 40 anni, il 21% ha più di 40 anni.

I 35 ingegneri e l’area ricerca e sviluppo sono il motore dell’azienda, dove ogni anno si investe quasi il 4% del fatturato e che è come un cuore che irroga innovazione continua in tutte le aree: oltre 10 brevetti registrati e più di recente un sistema modulare plug&play, che si propone di rivoluzionare il montaggio, la gestione e l’ampliamento delle strutture di raffreddamento, riducendo i costi e abbattendo i tempi. HiRef è un’autentica fabbrica di ingegneri, alimentata in collaborazione con l’Università con un piano deliberato di tesi in azienda, che mette alla prova le intelligenze e le intuizioni di laureandi e studenti di dottorato sui prodotti dell’azienda e sulle sue traiettorie di sviluppo. È una strategia win-win, che parla da sola.

Per liberare la spinta imprenditoriale delle nuove generazioni, Mantovan e Panigalli hanno spinoffato cinque nuove realtà (diventate sei nel 2018), che impiegano altri 60 collaboratori ad elevata qualificazione e che nel 2016 hanno portato un fatturato aggiuntivo di ben 14 milioni di euro. In questo modo, HiRef trasferisce le competenze specialistiche in segmenti di mercato adiacenti per sperimentare nuove applicazioni, crea una costellazione di prodotti-servizi non facile da imitare e implementa una strategia intelligente per la gestione delle persone di maggior talento.
In HiRef, infine, c’è il tentativo di estendere ai vari livelli dell’organizzazione lo spirito insito nei processi appena delineati attraverso un premio di risultato, che collega l’incentivazione collettiva a parametri qualitativi, economici (margine operativo lordo) e comportamentali (ore di effettiva presenza). Azioni di questo tipo potenziano l’orientamento imprenditoriale dell’impresa, perché coinvolgono tutti i collaboratori non solo nella generazione del valore, ma anche nella sua redistribuzione. Mediobanca e Unioncamere dicono che questo è un tratto distintivo delle migliori medie imprese industriali italiane. In questo caso, Mantovan e Panigalli lo hanno fatto sedendosi al tavolo con il sindacato e facendo quella contrattazione collettiva di secondo livello, che è sparita dai radar della pratica e del dibattito. Prendiamo nota anche di questo.

*Ordinario di Organizzazione aziendale e Imprenditorialità all’Università di Padova e direttore scientifico Centro per l’Imprenditorialità e le Imprese Familiari (CEFab) CUOA Business School

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