Imprenditorialità e Governance Wine & Food

Crisi e resilienza nel settore vitivinicolo

La rinnovata importanza delle competenze gestionali e manageriali.

Il comparto vitivinicolo è un settore chiave del sistema economico italiano con un fatturato che nel 2019 ha raggiunto gli 11 miliardi di euro. 

Se c’è una cosa che la crisi da Covid-19 ha dimostrato è che lo sviluppo di competenze gestionali e manageriali è la chiave per ridare al settore salute e capacità di resilienza in quanto, sebbene non possano prevenire crisi di entità simile a quella che stiamo vivendo, sicuramente permettono di affrontarle con più coraggio e, soprattutto, uscirne meglio e prima dei concorrenti. 

In particolare, per quelle imprese che operano prevalentemente con l’horeca, a fronte di un ridimensionamento importante del fatturato che a livello aggregato ha sfiorato il 40% (per l’intero settore del food&beverage), sono state proprio le skills imprenditoriali a garantire una tenuta delle imprese per niente scontata. 

Vediamone alcune nel dettaglio.

Oltre ad investire in logistica per sostenere la distribuzione diretta, una strategia di breve e lungo periodo portata avanti da molte imprese del settore beverage dal 2020 in poi è stata quella dell’accorciamento della filiera. Va da sé che una strategia di questo tipo può essere affinata solo sviluppando delle tecniche di rafforzamento del rapporto con i clienti mirate alla creazione di un legame empatico con i partner commerciali situati a monte della filiera. 

Anche l’allenamento delle proprie doti di fantasia e creatività sta diventando una prerogativa dei manager di successo in quanto è la base dell’imprenditoria innovativa. Proprio durante il boom di corsi artistici richiesti durante il lockdown, molte imprese vitivinicole che avevano già intrapreso timidamente dei percorsi di contaminazione artistica con artisti e artigiani locali, hanno lanciato dei nuovi prodotti quali ad es. la vendita di ceramiche abbinate a vini e birre artigianali o l’allestimento di musei di impresa all’insegna dell’omnicanalità (es. open-air, familiare di tipo multi-generazionale, virtuali, etc.) 

Le skills basate sulla creatività e sulla fantasia aiutano il manager a sviluppare un modus operandi più aderente alle nuove esigenze del mercato e che può tornare utile in qualunque aspetto dell’organizzazione di impresa. Ad esempio, nel processo di selezione del personale un approccio basato sull’esaltazione delle diversità aiuta a capitalizzare il potenziale del pensiero laterale. E se questo permette di disegnare dei prodotti innovativi sviluppando al contempo delle buone pratiche di inclusione sociale e di educazione del consumatore (consumer nudging), ciò permette altresì di raggiungere un segmento di mercato più ampio uscendo dalle logiche tradizionali del buonismo o del commercio equo e solidale.  

Ormai la formazione manageriale ha inglobato nella sua pratica varie metodologie che permettono di trovare soluzioni creative quali la tecnica del design thinking applicata ormai da molte imprese del comparto food & beverage, le quali si distinguono proprio per avere una leadership sempre più “lean”.  

Il tutto, anche se apparentemente contraddittorio, deve essere perseguito in continuità con l’incessante lavoro di alimentare il proprio bagaglio di competenze informatiche del quale proprio noi italiani siamo, purtroppo, fanalino di coda. Secondo una recente indagine di Unioncamere, 1,5 milioni di lavoratori risultano introvabili a causa di competenze digitali inadeguate o insufficienti.  

E pensare che proprio il comparto vitivinicolo potrebbe (e dovrebbe) fare la differenza. Anche sotto questo aspetto la crisi pandemica ha fatto da apripista: mai come in questo periodo l’utilizzo di strumenti digitali come piattaforme online è stato fondamentale per allestire videoconferenze. Un altro esempio è stata la creazione di un ambiente digitale adatto a rafforzare i rapporti di tipo B2B attraverso la nuova pratica della degustazione online con gli intermediari del comparto. 

Insomma, la domanda di professionisti in grado di aiutare le aziende a riconfigurarsi, a riorganizzarsi e a ripartire è imprescindibile: in primis per creare una visione di sistema fra imprese integralmente e realmente sostenibile ma anche per approcciarsi direttamente con il consumatore. La partita è appena iniziata!


Autore: Diego Begalli, Professore Ordinario di Economia ed Estimo Rurale, Dipartimento di Economia Aziendale, Università di Verona e Direttore Scientifico Executive Master in Wine Business, CUOA Business School

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