Imprenditorialità e Governance

Due anni di “ResponsabilMente”

di Federico Rossi, Silvia Lombardo e Tommy Meduri*

L’economia circolare, ovvero l’economia in grado di rigenerarsi da sola, è il nuovo paradigma della sostenibilità, dove la centralità del business è il cardine del cambiamento.
Oggi gli strumenti per accelerare questa transizione sono disponibili alle aziende, ma queste devono essere preparate ad affrontare diversi ostacoli, prima tra tutti la capacità di evolvere da una società – e un pensiero – lineare verso un approccio sistemico, più legato alle dinamiche naturali. Parlare di filiera circolare, di recupero e riciclo, di estensione della vita dei prodotti, di piattaforme di condivisione e di prodotti come servizio significa cercare di valorizzare risorse, capacità e cicli di vita sprecati.


Il Progetto Economia Circolare – Senso etico ambientale e industriale del prodotto e del riciclo”, raccogliendo quasi 90 aziende, con più di 2000 ore di formazione, visite internazionali e centinaia di operatori coinvolti, ha fatto sistema nel contesto produttivo veneto seminando buone pratiche di economia circolare e, soprattutto, facendo rete. Questo percorso biennale, infatti, aveva tra gli obiettivi quello di accrescere la consapevolezza delle aziende sul fronte delle opportunità che oggi aprono i nuovi modelli di economia circolare.
L’evento di chiusura del progetto, nell’ambito del più ampio percorso promosso dalla Regione del Veneto “ResponsabilMente, Promuovere l’innovazione sociale e trasmettere l’etica”, si è tenuto martedì 6 novembre 2018 al CUOA. Un evento importante con una platea di relatori di primissimo livello costruita appositamente per riassumere i passaggi chiave del progetto.
In seguito ai saluti istituzionali dei principali partner di progetto, Giuseppe Caldiera, Direttore Generale del CUOA, Barbara Vettorato di Irecoop Veneto e Gabriella Bettiol di Confindustria Veneto SIAV, è stata data subito voce alle aziende.
La sostenibilità è una “questione” di filiera e sotto questo aspetto gli interventi di Carlos Santos di Amorim Cork Italia e Stefano Pistoni di UPM Raflatac Italia – due dei principali player al mondo nel packaging del vino – e Giampietro Povolo di Cielo e Terra Vini, hanno dimostrato come la reale sinergia tra aziende operanti nello stesso comparto porti non solo alla concretizzazione di una politica sostenibile, ma allo sviluppo di un vantaggio competitivo apprezzato dal mercato.
Tre aziende, in questo caso, che hanno sviluppato una filiera “green” nell’ambito vitivinicolo che permette di arrivare all’offerta di una “bottiglia” sostenibile in tutte le sue componenti. In particolare, si è visto come gli interventi virtuosi sulla raccolta e riciclo dei componenti del packaging post-consumo – tappo in sughero con il progetto Tappo Etico ed etichetta con Rafcycle – abbiano permesso di creare valore lungo la supply chain, con evidenti vantaggi dal punto di vista ambientale – meno rifiuti in discarica e più materie prime secondarie a disposizione – e sociale. Aspetti, questi ultimi, fino ad oggi complessi da “valutare”, soprattutto per la difficoltà di individuare uno strumento integrato di misura della CSR. Cielo e Terra, da sempre orientata al miglioramento delle proprie performance in materia di sostenibilità, ha scelto quindi di intraprendere il percorso B Corp.


Due interventi di “visione” curati da Paolo Gubitta, Università di Padova e CUOA Business School, e da Federico Rossi, head of strategy Sintesi Comunicazione e project leader Sintesi Sostenibile.
Paolo Gubitta ha illustrato le caratteristiche della certificazione B-Corp e della Società Benefit, la nuova forma societaria introdotta nell’ordinamento italiano che porta le imprese che la adottano a esplicitare nello statuto la volontà e l’impegno ad integrare lo scopo della divisione degli utili per i soci con l’impegno a perseguire benefici comuni per una più ampia platea di stakeholder. Questi due nuovi strumenti impattano sui modelli di business e sulla reale capacità di condividere il valore generato con tutti gli stakeholders.
L’illustrazione, da parte di Marco Zanetto di Mr. Energy System, dei possibili impatti derivanti dai cambiamenti climatici in atto, risultanti dal recente Rapporto IPCC 2018, testimonia il necessario passaggio ad un’economia circolare in grado di inserire gli aspetti ambientali non più come esternalità negative ma come assett di business imprescindibili, in cui la gestione degli aspetti energetici risulta fondamentale.
L’evoluzione dei modelli di business è stata ripresa anche da Federico Rossi che, partendo dagli elementi fondamentali della sostenibilità ambientale e sociale, si è focalizzato sulla necessità di attivare anche adeguate e coerenti strategie di comunicazione sia per comunicare il nuovo vantaggio competitivo sia per generare un effetto di accelerazione culturale complessivo.
Particolarmente interessanti gli interventi di Roberto Stocco di Diab e di Luca Iazzolino di Plastotecnica a testimoniare come anche i settori tendenzialmente più “grey” come la chimica e la gomma plastica possono muoversi in modo deciso e concreto lungo la direttrice della sostenibilità.
Una sostenibilità che si concretizza con un’innovazione di processo e di prodotto traguardata a ridurre gli impatti di cicli di produzione solitamente molto invasivi.
Iazzolino, inoltre, in veste di Presidente di UnionPlast ha tracciato un’ampia fotografia della nuova “plastic strategy” e di come il nuovo orientamento dell’Unione Europea inciderà in modo fondamentale da qui al 2030 nel settore plastico.
Altra case history significativa è stata quella presentata da Luisa Flora di Filiera Veneta, una rete di imprese composta da nove aziende sinergicamente coordinate per offrire una value proposition ecosostenibile nel mondo dell’edilizia.
Nella tavola rotonda aziendale, curata da Tommy Meduri, CUOA Business School e Rete231, sono stati presentati gli interventi e le strategie in materia di economia circolare e responsabilità sociale di alcuni partner di progetto. La sostenibilità, quindi, non è una questione di dimensione ma di cultura aziendale come è stata ampiamente testimoniato da Federica Collato di Reverse. Una piccola impresa che nonostante le dimensioni e il numero di collaboratori decisamente ristretti ha sviluppato una proposta di mercato innovativa realmente basata su un concetto integrato di sostenibilità ambientale e sociale. È in questo contesto che design e lavoro artigianale del legno certificato o di recupero si sposano per dare formazione e lavoro ai detenuti della Casa Circondariale di Verona.

Il valore della mission aziendale è stato sottolineato anche da Katia Dell’Aira e Marta Tezza del Parco Natura Viva di Bussolengo che hanno raccontato il complesso lavoro di un centro per la tutela di specie minacciate. L’esperienza di edutainment offerta ai visitatori, infatti, permette di toccare con mano i risultati del core business aziendale, ovvero la conservazione della natura, e di fruire in modo efficace del settore didattico del Parco, che affronta costantemente le sfide della sostenibilità globale, come la conservazione delle foreste e degli oceani.
La sostenibilità non solo va realmente costruita in azienda ma va anche comunicata sia al mercato sia al più ampio parterre di stakeholders.
Interessanti su questo fronte le attività presentate da Manuel Orlandi di Cantina Valpantena e Silvia Lombardo di CUOA Business School e Rete231, che ha guidato la cantina di Valpantena lungo il processo di certificazione, ancora in atto, Vi.Va. Sustainable, progetto promosso dal Ministero dell’Ambiente e volto a misurare la sostenibilità nel mondo vitivinicolo italiano.
Particolarmente significativo l’intervento di Anna Taddei di AGSM Verona, che ha illustrato l’approccio alla rendicontazione di AGSM Verona che utilizza il report di sostenibilità – costruito secondo il framework GRI4 ma adattato in chiave comunicativa e di divulgazione – come strumento di comunicazione reale verso tutti gli stakeholders e la cittadinanza in particolare.
L’evento si è chiuso con un rapido focus su alcune attività del progetto che ha visto CUOA Business School come capofila.
Tra queste il teatro d’impresa, una modalità di formazione esperienziale innovativa che ha coinvolto i collaboratori di una ventina di imprese nell’elaborazione scenica dei concetti generali di sostenibilità e dei progetti implementati dalle stesse aziende coinvolte, con l’obiettivo di imparare a valorizzare e comunicare il potenziale del prodotto in termini di sostenibilità ambientale.

*Team del progetto Economia Circolare