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Se la cornice cambia il valore del dipinto

Geopolitica e Strategie d’Impresa

 20 marzo 2019

di Paolo Gubitta*

Dal seminario Trend Topics 2019 – Geopolitica e strategie d’impresa svoltosi lo scorso 18 marzo al CUOA, sono emersi numerosi spunti utili per la gestione d’impresa. Paolo Gubitta, direttore scientifico di CEFab by CUOA, ha coordinato l’incontro e sintetizza gli spunti più significativi.

Paolo Gubitta, Direttore scientifico CEFab by CUOA – Gli spunti più significativi di Trend Topics 2019

La geopolitica sta all’impresa, come la cornice sta al dipinto o alla fotografia:

«Separa l’immagine dallo spazio circostante, focalizza lo sguardo dello spettatore, si propone come ornamento dell’immagine, legittimandola e conferendole autorità; rendendo l’immagine indipendente dal contesto, invita lo spettatore ad assumere una specifica modalità di visione. Le funzioni di delimitazione e decontestualizzazione, ornamento e legittimazione, invito e ingiunzione svolte dalla cornice costituiscono quindi un complesso che contribuisce a determinare profondamente lo statuto stesso della rappresentazione e dello sguardo che la contempla» [1]

Aver portato la geopolitica dentro una business school è stato come aver suggerito a imprenditori, manager e professionisti di prestare attenzione alla cornice dentro la quale realizzano i loro dipinti d’impresa, spiegando perché questa variabile esogena, che nessuno riesce individualmente a modificare, può in realtà incidere anche in modo pesante sulla capacità delle strategie d’impresa di generare valore.

Maurizio Molinari, direttore da La Stampa – Il ruolo dell’Europa tra i grandi giganti, Stati Uniti, Cina e Russia
Stefano Stefanini, Diplomatico ed esperto di geopolitica –
La geopolitica cambia le imprese

Perché la cornice geopolitica incide sul dipinto d’impresa?

Geografia dei rischi

Eccone alcune:la geografia dei rischi non è uniforme (nello spazio) e non è stabile (nel tempo): le imprese che operano sui mercati globali o che sono inserite in filiere globali sono obbligate ad adottare strategie differenti in diversi contesti e a cambiarle periodicamente: è una operazione complessa, che mette a dura prova le famiglie imprenditoriali e i top management team, e che richiede di saper utilizzare sofisticati strumenti di misura del rischio e di saper individuare le fonti di finanziamento più adatte per far fronte all’incertezza.

Andrea Dal Moretto, Responsabile Financing and Advisory Commercial Banking Italy di UniCredit – La misurazione dei rischi nelle strategie di internazionalizzazione

Maurizio Belli, Esperto di Financial Risk Management, Partner Financial Innovations – La misurazione dei rischi nelle strategie di internazionalizzazione

Good State

Il welfare state lascia progressivamente spazio al good state: si aprono nuove e inedite possibilità di collaborazione tra pubblico e privato su percorsi ancora tutti da esplorare (tra cui il wellbeing), nei quali le imprese possono trovare spazi per entrare in relazione con le società locali e i mercati del lavoro locali.

Made with Italy

In alcuni Paesi, e soprattutto in quelli con più elevata distanza culturale con l’Italia, c’è forte richiesta di partnership con imprese italiane: accanto al consolidato Made in Italy si fa strada il Made with Italy, che offre possibilità di business interessanti sui mercati internazionali.

Hard power e Soft power

Non c’è solo il cosiddetto hard power: alcuni Paesi, apparentemente deboli sul piano geopolitico, in realtà godono di ampi margini di soft power (che penetra le società e i rapporti sociali) di cui le imprese devono imparare a tener conto.

Architetture commerciali

I grandi Paesi del mondo (in particolare Stati Uniti e Cina) si stanno affrontando non solo con la forza delle loro economie, ma anche attraverso due differenti architetture commerciali che ciascuno tende a far prevalere: le traiettorie del commercio globale saranno influenzate anche da questa lotta architetturale con evidenti, ma imprevedibili, impatti sui calcoli di convenienza delle rotte commerciali e quindi sulle scelte logistico-distributive delle imprese.

Paolo Costa, Economista, Università Ca’ Foscari di Venezia – La nuova geografia del commercio globale

Digital transformation

La digital transformation sta ridisegnando le catene logistiche globali, come del resto succede in molti altri settori, con la sola differenza che nel caso delle infrastrutture logistiche non c’è alcun regolatore pubblico che faccia da regista e si faccia carico di rappresentare le esigenze di sviluppo dei territori e delle necessità delle imprese.

Italian Sound

Alcune aree del mondo stanno crescendo a ritmi vertiginosi (ad esempio, l’Etiopia): nel giro di pochi anni, ci sarà un nuovo ceto medio che esprimerà domanda di prodotti di più elevata qualità e per le imprese che operano nei settori in cui si manifesta il cosiddetto Italian Sound si apriranno interessanti opportunità di sviluppo.

Il rinato interesse geopolitico e strategico per il Corno d’Africa
Carlo Scarpa e Nicola Spadafora, Tonucci & Partners

Accordi bilaterali

In certi ambiti della geopolitica (ad esempio nelle grandi infrastrutture) si sta passando dalla prevalenza di accordi multilaterali alla preferenza per accordi bilaterali: in questo scenario, alcuni Paesi rischiano di fare la fine del vaso di coccio tra vasi di ferro, con inevitabili ripercussioni sulle strategie delle imprese e sulla loro competitività; per tali ragioni, all’Italia (come del resto ad altri Paesi) serve più Europa.

[1] Adattato da Antonio Somaini, “La cornice e il problema dei margini della rappresentazione”.

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